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Preziosi venduti a prezzi gonfiati attraverso gli sportelli degli istituti di credito.

Dopo pressanti richieste da parte di molti colleghi e diversi clienti, ho deciso di affrontare l’argomento e prendere posizione circa la cosiddetta “truffa dei diamanti da investimento”, perpetrata negli scorsi anni da alcuni istituti bancari italiani, supportati da società intermediarie private.

Le banche non avevano mai promosso una sana e reale vendita di beni preziosi fisici, piuttosto avevano alimentato un sistema di investimento che si è dimostrato funzionante per lungo tempo, fino al momento in cui un intervento esterno ha fatto emergere lo scandalo che ha portato a conseguenze traumatiche.
Le società che fornivano diamanti, in accordo con gli istituti bancari, proponevano una sorta di bene fisico sottostante, una garanzia di valore che ha consentito per decenni di esaudire tutte le richieste di rimborso, garantendo discreto successo agli investitori ed enormi guadagni ai venditori: la vendita dei diamanti dunque non era un fine ma un mezzo.

Vi spiego sinteticamente per punti il perché:

  • Tanti clienti acquistavano diamanti e pochi chiedevano di rivendere;
  • I pochi che liquidavano l’investimento trasferivano in maniera inconsapevole una “garanzia” ad un nuovo cliente o investitore;
  • In quel momento il prezzo del bene fisico non contava. Ad ogni richiesta di rimborso, veniva trovato subito un nuovo cliente disposto a pagare il prezzo richiesto.

Nel momento in cui una nota trasmissione televisiva di inchiesta ha evidenziato che i diamanti collocati avevano un potenziale valore di realizzo molto inferiore rispetto a quanto dichiarato da banche e intermediari, questo sistema è sostanzialmente imploso.

Analizziamo ora brevemente le ragioni del fallimento di questo sistema:

  • Le banche sono responsabili di aver incassato commissioni elevatissime a danno dei clienti. La percentuale di guadagno degli istituti bancari si attesta tra il 15% e il 18%;
  • Le società di intermediazione, fornitrici dei diamanti hanno collocato pietre ad un prezzo incredibilmente alto, contando su un infinito parco clienti fornito dalle stesse banche, consapevoli e strapagate.

Ora cerchiamo di capire di chi è la colpa:

  • Banche?
  • Società venditrici?
  • Trasmissioni televisive in cerca di notizie interessanti e prive di scrupoli circa i danni che avrebbero causato?
  • Tutti i soggetti sopra citati?

Il mio ruolo non è quello di giudicare. Il mio obiettivo piuttosto è quello di fornirvi le informazioni e gli elementi utili per valutare gli eventi. Vi invito dunque a prendere consapevolezza dei fatti in maniera autonoma.
L’unica certezza è che la responsabilità non sia attribuibile ai diamanti in quanto tali.
I diamanti sono per natura affascinanti, immutabili e preziosi; il genere umano invece può talvolta cedere all’avarizia, alla grettezza e al desiderio smodato di guadagno.

È importante capire come i diamanti comprati al giusto prezzo siano un fantastico bene rifugio, forse “IL” bene rifugio per eccellenza.
La mia riflessione non intende condannare né difendere nessuno, piuttosto il mio interesse sta nell’evidenziare l’integrità del prodotto che io e tanti altri operatori seri vendiamo con la massima trasparenza.

Anche in questo caso sconcertante i diamanti, grazie al loro enorme valore intrinseco, hanno aiutato i clienti “truffati” a recuperare il maltolto.
Queste gemme sono prodotti di grande fascino e, grazie al loro nome altisonante, catturano facilmente i titoli sulle prime pagine dei giornali. Le banche, per limitare il danno reputazionale che ne è derivato, stanno rimborsando ciascun cliente.
A tanti di noi è capitato di perdere denaro acquistando i più vari strumenti finanziari, pochi lo ammettono, ma accade di frequente.
Tutti raccontiamo con piacere di un investimento proficuo come si parla di una buona mano al casinò, tuttavia con un’obbligazione non onorata, con un’azione dal valore crollato o con una criptovaluta disintegrata, non si può scendere a patti.

In questa brutta storia invece le gemme ci sono, restano nelle mani o nelle cassette di sicurezza dei clienti e hanno costretto le banche a pagare, perché i diamanti esistono, sono beni fisici e non pezzi di carta o numeri su uno schermo.
Dove non è arrivato il buon senso degli uomini, è arrivata la legge.
Concludo con il consueto consiglio: comprate con tanta serenità e con ancora più attenzione. Potete individuare costo e valore delle gemme facilmente con l’aiuto di un commerciante serio e competente.
Non fatevi incantare, non esistono pasti gratis e, negli investimenti, alti rendimenti corrispondono sempre ad alti rischi.
I diamanti non garantiscono alti rendimenti ma grande stabilità di quotazione.
Il diamante non è uno sprinter, bensì un maratoneta, e confrontato con altri investimenti può dare soddisfazione sul medio o lungo periodo. La base per renderlo performante è pagarlo il giusto prezzo per non farlo partire in svantaggio o gravato da una zavorra insostenibile.

A cura di Dario Cominotti


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